Una bramosia di conoscenza… e l’impossibilità di trovare un testo, uno scritto, un qualcosa che riportasse un minimo sulla razza Chow Chow…
Erano i primissimi anni ’80. Conoscevo un certo numero di persone con le quali avevo strette comunicazioni telefoniche che, però, abitavano all’estero. Ero avvantaggiata dall’avere studiato lingue, ma erano comunque chiacchierate difficili, seppur istruttive.
Quel che però mi mancava molto era il poter “leggere” per “studiare”. Non esistevano neppure delle riviste esclusive di cani (la prima fu pubblicata verso la fine degli anni ’80).
Era in inverno. Un lunedì mattina. Accompagnati i figli a scuola… decidemmo di fare una capatina in qualche libreria in centro città. Ne avevamo già visitate parecchie e quando chiedevo: “un testo sul Chow Chow”, assistevo a delle espressioni mute. Un po’ perché nessuno lo aveva mai chiesto, un po’ perché non avevano la più pallida idea di cosa o chi fosse un “ciao ciao”.
Entrammo nella più famosa e fornita libreria di Como. Nulla. E allora, visto che eravamo un passo dal confine… pensammo di espatriare in cerca di fortuna.
Arrivammo a Lugano. Ecco lì la Libreria internazionale! “Per favore, cerchi per me qualsiasi titolo abbia all’interno la parola Chow”.
Due giorni dopo chiamai. “Sì, ecco, abbiamo trovato un libro in francese”. Non aspettammo un minuto e riprendemmo la strada elvetica.
Non mi pareva vero! Sembravo una bimba la mattina di Natale…quando le hanno regalato i più bei doni che si possano desiderare!
Il titolo: Le Chow Chow. Autore: C.E. Collett. Edizioni: Crepin-Leblond. Anno: 1980.
Nel tragitto Lugano/casa, avevo già letto metà del libro. Ero entusiasta di poter vedere impresso quelle lettere che formavano la parola della mia grande passione: Chow Chow.
Ero folgorata a ogni singola riga, avrei voluto essere in grado di avere nozioni di lettura rapida e, allo stesso tempo, avrei voluto centellinare ogni sillaba.
A circa metà del libro c’erano otto fotografie, due per ogni facciata, rigorosamente in bianco e nero. Non credo avessi mai visto così tante foto di Chow nello stesso momento. Mi piacevano tutti (ora non sono più della medesima opinione). E li guardavo e li riguardavo.
C.E. Collett raccontava della sua vita in allevamento con i suoi Chow, la sua esperienza personale nella gestione, l’alimentazione, la cura ecc. Insomma…ora potrebbe sembrare una banalità, ma allora era “oro colato”. L’ultimo capitolo, poi, era tristissimo. Una miriade dei suoi Chow morirono di cimurro. Non mi vergogno a dire che piansi.
Come detto, tutto ora risulterebbe banale ma, per me, ai tempi era già un inizio di apprendimento. Grazie Mrs. Collett per quei miei indimenticabili momenti che ripercorro ancora con un sorriso. Che dolce ingenuità la “non conoscenza”.
Un giorno una cara amica mi disse: “Perché non ti cimenti?” Risposi:”Ma che racconto? So poco o nulla!” – “E scrivi ‘sto libro! T’aiuto io!”. Grazie, Valeria.
1989…Il Chow Chow di Isabella Milani e Siro Baruffaldi, edito da De Vecchi. E negli anni a seguire, ancora un libro e un altro e un altro ancora e ancora uno…
Scrivo spesso della “mia” razza, con lo stesso amore e lo stesso rispetto di sempre e nel vivido ricordo della lettura del primo libro che mi aiutò, quando nulla c’era, a far ardere il cuore e a solcare una via, la via della passione infinita per questa meravigliosa razza.
Avrò fatto sognare qualcuno di voi come fecero con me quelle consunte pagine di tanti anni fa? Chissà…