…You brought me fame and fortune
And everything that goes with it
I thank you all…
Le scorse settimane sono stata in gran fermento. Tu mi guardavi perplesso. “Che diamine stai organizzando?”. Questo è quel che ti sei chiesto per giorni, tempo speso dietro a un lavoraccio boia! Certo, hai sei anni e solo ora vorrei che tu ti impegnassi a camminare al guinzaglio come un damerino. Il “lavoro” avrebbe dovuto cominciare cent’anni fa… Chissà che figuraccia faremo!
Vorrei chiedere consigli a tutti. Chiedo consiglio a tutti. Lo so… è un po’ un colpo di testa… ma io ti vedo così bello che vorrei che tutti ti potessero ammirare! Be’, magari non con quella espressione da pesce lesso con cui mi stai guardando ora!
Ok, prendiamo il guinzaglio e scendiamo al parchetto. Quattro passi. Mi pare che ‘sto guinzaglio non sia adatto. Un conto è usarlo per la passeggiata, un conto è per il ring.
Postazione computer, ricerca google: guinzaglio per expo. Un filino! Un cosino misero misero…e tra me e me penso: “Ma questo robetto, si strappa al primo tiro!” (e tu sei specialista nel tirare come un trattore!). Se però questo s’ha da essere, che sia. Arriverà tra un paio di giorni. E’ costata di più la spesa di spedizione che l’articolo. L’ho comprato verde. Di un bel verde brillante. Ti donerà.
Ecco, sono in ritardo con l’iscrizione. Non sapevo neppure che bisognava iscriversi prima. Credevo d’arrivare sul posto e far tutto lì. Poi, l’amico intenditore, mi ha spiegato che bisognava connettersi con un sito e mollar lì l’iscrizione nei termini richiesti. Così son finita a compilare il modulo che era già la sera dell’ultimo giorno, giusto prima dell’ ultima chiusura. E, alla fine, non avevo neppure ben capito se eravamo stati accettati oppure no. I soldi però me li avevano scalati dalla carta gialla. Perciò, mi ripetevo, doveva essere andato tutto a buon fine.
Ripensandoci, mi era parso strano scrivere tutte quelle informazioni. E ho riso, quando avevo paura che sulla riga il tuo nome non riusciva a starci. Sarà che io, a casa, ti chiamo “Patato”, “Ciciotto” e anche “Tatino”. E invece hai un nome altisonante e lunghissssssssssimo. E lì, ci dovevo scrivere quello vero da pedigree, perché di Patati, di Ciciotti e di Tatini credo ce ne siano una infinità.
Bagnetto? Macché, bagnetto! Superbagno! Non è difficile da credere che lavarti è stato come farmi dieci docce. “Accidenti a quando ti scuoti! Su, da bravo, stai fermo un attimo!”. Acqua dappertutto. Però che bello che sei, anche così tutto “appiattito”!.
Chissà se la direzione del pelo è quella giusta. Quanti se e ma e quanti forse e chissà…
Asciugatissimo. Pelosissimo. Bellissimo.
Telefonate. Una sequela di “Quando ci troviamo?”, “dove ci troviamo?”, “a che ora partiamo?”, “a che ora arriviamo?”, e poi, “ci fermiamo?”, e poi “no, dai, non ci fermiamo!”, e ancora, “che bello, non ci posso credere!”, e ancora “sarà bellissimo, vedrai!”.
Sono in pensiero per l’auto. Chissà se tirerà tutti quei chilometri. Chissà se ce la farà. Deve farcela. L’ho pasciata fino a ora, le ho sempre messo la benzina e ho sempre fatto l’assicurazione. L’ho persino fatta lavare… avrà un po’ di riconoscenza, no?!
Lui continua a dirmi che sono un po’ matta. Far tutta quella strada… “…non ne val la pena! E poi, cosa ti interessa? E’ bello per noi! E abbastanza così! Cosa te ne frega? Cosa t’aspetti? Chissà quanti belli e capaci ci saranno…”. Vabbè! Dai, è solo per provare…
Ho sempre chiamato “fiera” questo genere di mostre. Ho cambiato dicitura e ho tenuto a mente da quando, chiedendo indicazioni a una signora, all’ entrata del padiglione, questa mi ha redarguito con un secco: “Non si dice “fiera”, si dice esposizione, al massimo manifestazione…!!!” Nei suoi occhi un bagliore di “Ma da dove arriva questa qui?!?”.
Adesso dove andiamo? Gli amici che ho seguito, si dirigono verso un quadrato transennato. “No, no, non devi venire con noi, adesso devi andare al tuo ring. Guarda sulla piantina all’entrata e vedi dove è segnata la tua razza”. Torno verso l’entrata. Tu, bravissimo, mi stai a fianco. Io sembro un asino da soma: zaino, borsa termica, bottiglia d’acqua in una mano, con l’altra tengo il guinzaglio e ho una calza che mi pizzica. Mi son portata mezza casa e ora penso che la metà delle cose sono inutili.
Mi stupisco che tu sia così assennato. Non sarà mica l’ambiente che ti intimorisce?
Ok, ring 4. Dove diavolo sarà? Ecco, il 2, più in là il 3. Dai, ci siamo. Ci mettiamo qui, vicino all’entrata, così non ci perdiamo nulla.
Quaranta soggetti prima di noi. Forse si farà tardi.
Capisco poco del metro di giudizio che il giudice applica. Le varie razze si susseguono e io vedo che tutti quelli che io avevo pensato potessero essere vincitori, in realtà sono usciti prima di altri. Forse non ho il grande senso estetico che credevo di possedere.
Ti guardo e ti trovo perfetto. Mi guardi e mi trovi stupida. “Dove diamine mi hai portato?”. Forse hai ragione, sarebbe stato meglio fare una bella scampagnata in montagna. Fermarsi a far riflettere la tua bella criniera nel laghetto vicino alla baita. Prenderci un attimo di fresco. E invece, siamo qui. In mezzo a un gran vociare di cani che sembrano dire tutti la stessa cosa: “Dove diamine ci avete portato?” E’ che “voi” capite tutto ciò che noi vi diciamo e invece noi, grandi sapientoni, non abbiamo ancora codificato cosa dite voi…
Classe libera maschi. E’ ora di entrare. Il nostro numero è il 204. Mi son sempre piaciuti i numeri pari. Non son superstiziosa, ma i numeri pari mi portano bene.
Cinque settimane di preparazione e tutto finisce in sette minuti.
“Si metta qui”. “Si metta là”. “No, non lì”. “Si, così”. “Cammini così e poi così”. Sei stato perfetto!
Abbiamo fatto tutto.
Non so come mai, ma non siamo primi e neppure secondi e neppure terzi perché ci dicono che possiamo uscire.
CAC, CACIB, rCAC, rCACIB, BOB, BIG, BOS, BEST, e vattelappesca! E chi ci capisce? Che lingua sarà?
Dai, l’avevo detto. Non fa niente. Non mi interessa. Va bene così. Mica ci siamo rimasti male. E poi, chi se ne frega! In un libro ho letto: “…vi saranno altre esposizioni e altri giudici”. Giust’appunto!
L’auto funziona a meraviglia.
Sbircio la tua immagine nello specchietto retrovisore. Sei seduto, la criniera svolazzante per l’aria del finestrino un po’ abbassato, gli occhi socchiusi.
Nessuno è meglio di te!
Dedicato a tutte le persone che partecipano con assoluta leggerezza alle manifestazioni cinofile. E che riescono a divertirsi come fosse sempre la prima volta.